Negli ultimi anni, data la percentuale di popolazione di ultrasessantacinquenni in costante aumento, sta divenendo sempre più importante comprendere come soddisfare al meglio le esigenze psicoterapeutiche di questa fascia di età.
Per prima cosa vanno considerate alcune variazioni nel funzionamento cognitivo che si verificano inevitabilmente con l'avanzare dell'età. La memoria di lavoro mostra un calo lieve, ma significativo, in età avanzata. Capacità su compiti di attenzione sostenuta sono ben conservate nella terza età, ma i test di attenzione selettiva mostrano un declino. L’intelligenza fluida (la capacità di acquisire e manipolare nuove informazioni) diminuisce con l'età, mentre l'intelligenza cristallizzata (il prodotto cumulativo di informazioni acquisite) rimane preservata.
E’essenziale dunque che lo psicoterapeuta sia a conoscenza di questi potenziali problemi ed, eventualmente, utilizzi i test di valutazione cognitiva (ad esempio il Mini Mental State Examination, MMSE), come supporto diagnostico in aggiunta ad osservazione e colloquio clinici.
I problemi che comunemente portano le persone anziane in terapia sono la perdita e la transizione. Il tema della perdita include il lutto (coniuge, altri membri della famiglia o amici) e la perdita delle reti sociali (cambiamenti nella situazione sociale o trasferimento in una nuova comunità). Inoltre, la malattia fisica può essere vissuta come una perdita, in questo caso della salute. Punti di transizione comprendono esperienze quali il pensionamento, ma possono riferirsi anche ai cambiamenti nel contesto delle relazioni intergenerazionali o investimenti di ruolo. Tali eventi possono scatenare pensieri depressivi relativi a occasioni mancate o rapporti irrisolti, e la riflessione su obiettivi mai raggiunti.
Lo psicoterapeuta può aiutare queste persone ad individuare il significato soggettivo della perdita o della transizione e lavorare insieme sulla ricerca di alternative, modi più adattivi per pensare alla situazione, consentendo loro, in tal modo, di regolare meglio la propria emotività.
Fonte: www.stateofmind.it